Intorno alla 20esima settimana di gravidanza, siamo andati nel consultorio dove eravamo seguiti per fare
l'ecografia morfologica. Eravamo felici e molto emozionati all’idea di sapere se era un maschietto o una
femminuccia. Avevo preso un giorno di permesso al lavoro per accompagnare mia moglie alla visita.
Dopo qualche minuto, la dottoressa ci disse: è un bel maschietto.
I nostri sguardi si incrociarono e luccicavano dalla gioia!
Passa qualche minuto e subito capimmo che c'era qualcosa che non andava…, la dottoressa si fermava troppo a
guardare un punto specifico con l’ecografo.
Ci disse che vedeva qualcosa di anomalo e che in passato aveva già diagnosticato questa problematica, con molta
probabilità poteva trattarsi di una Cpam.
Ci indirizzò dunque, all'ospedale per fare un'ecografia di secondo livello.
La diagnosi fu confermata dalla dottoressa dell'ospedale che ci prese un appuntamento dopo una settimana, coi
colleghi chirurghi. Era un tempo infinito, tornammo a casa con una grande ansia e disperazione, piangevamo e
non dormivamo di notte.
Avevamo bisogno di capire, di avere delle risposte alle mille domande che notte dopo notte appuntavamo
angosciati su un foglio. Ci sentivamo soli e lasciati completamente al buio.Provai a richiamare la ginecologa
raccontandole come stavamo, pregandola di anticipare l'appuntamento con i chirurghi per poter approfondire la
problematica e le possibili soluzioni. Lei ci rispose che non era possibile anticipare il coloquio.
Ci sentivamo disperati e persi senza speranze.
Mia moglie ripensava continuamente a quelle immagini di bambini problematici che aveva incontrato durante il
suo lavoro in hotel, rivedeva le loro difficoltà e la sofferenza dei genitori, e pensando che il nostro bambino
potesse essere così, piangeva preoccupata. Arrivarono i pensieri più brutti, ci chiedemmo se aveva senso
proseguire la gravidanza.
Provammo a fare ricerche su internet, c'erano mille informazioni e non fu facile trovare quelle che potevano
servirci. Trovai il contatto dell'associazione Bambini con la ccam e provai a chiamare.
La presidentessa Marilù fu molto umana e accogliente. Parlò a lungo con noi e ci aiutò a ritrovare la speranza per
il nostro bambino, parlandoci della storia di suo figlio.
Nelle ricerche trovammo anche il nome di un centro e ci rivolgemmo a loro. Mandai una mail e fui ricontattato
subito al telefono. Mi fissarono un appuntamento nel giro di pochissimo.
Intanto era arrivato il giorno del colloquio nel nostro ospedale. C'era tutto il team: la ginecologa col chirurgo ci
parlarono della patologia e dell'intervento. Noi avevamo tante domande, non è facile capire quale strada
prendere per un genitore e ci sentivamo di avere una grande responsabilità. Loro cercarono di concludere in
fretta il colloquio. Noi chiedevamo maggiori approfondimenti e dettagli, e ad un certo punto la dottoressa ci
disse… "Ma a lei cosa interessa sapere tutti questi dettagli? Il chirurgo le ha detto che opererà suo figlio."
Mi sentii molto frustrato e arrabbiato e risposi alla dottoressa che era nostro figlio e che avevamo tutto il diritto di
avere risposte. Avevamo la responsabilità di scegliere per lui e volevamo avere tutte le informazioni necessarie.
Siamo usciti dal colloquio delusi e con informazioni incomplete.
Dopo due giorni partimmo per Varese e all’arrivo trovammo un’equipe pronta ad accoglierci.
C'era la ginecologa che ci fece un'ecografia approfondita, il chirurgo e la psicologa.
Il dottore fu molto disponibile e ci dedicò tutto il tempo di cui avevamo bisogno.
Ci parlò in maniera molto precisa e chiara di tutti quelli che sarebbero stati gli step e di quelle che potevano
essere le conseguenze. Accolse e rispose a tutte le nostre domande. Nonostante tutti i rischi che ci stava
prospettando riuscì a darci molta serenità. Ci sentimmo accolti come in una famiglia, parte di una squadra che
lavorava e lottava insieme a noi per il bene di Mattia. Ci sentimmo accompagnati lungo tutto il percorso con
colloqui e incontri fino all’intervento.
Non ci siamo mai sentiti soli e questo per noi è stato molto importante, perché ci ha permesso di affrontare al
meglio sia la gravidanza che il post partum. Siamo riusciti a goderci tanti bei mesi fino al giorno dell'intervento.
Il giorno dell’operazione è stato duro, tuttavia è stato importante avere sostegno e continue informazioni su come
stava procedendo l’intervento per reggere il tempo dell'attesa.
La parte più difficile è stato il passaggio in terapia intensiva, non è stato assolutamente facile stare accanto al
nostro piccolo senza poterlo prendere in braccio.
Il ricovero è stato però veloce, e sembra incredibile…, che tutto si è concluso nel miglior modo possibile!
Ora lo vediamo sorridere e ci sembra sia stato un miracolo.
La nostra storia poteva andare molto diversamente se non avessimo incontrato le giuste persone, e penso che sia
fondamentale che i medici sappiano comunicare al meglio con i genitori, perché in base alle loro parole
dipenderanno le decisioni che prenderanno.
Sono passate tre settimane dall'intervento di Mattia, lui sta bene, è un bambino forte, solare e pieno di energie.
Io e mia moglie, finalmente dopo tanti mesi di preoccupazione, iniziamo a respirare.
Non dimenticheremo mai, tutti quelli ci hanno aiutato, sostenuti e confortati, sono persone che faranno sempre
parte della nostra vita e che non smetteremo mai di ringraziare… e che sicuramente Mattia, quando sarà in grado
di capire, andrà a ringraziare personalmente.
Marilù Nassano, il Dott. Gentilino, la Dott.ssa Bolis, Il Dott. Farris, la Dott.ssa Bertelli, la Dott.ssa Sgobbi, il Dott.
Ambrosoli e tutta l'equipe dell'Ospedale Pediatrico Filippo del Ponte di Varese.
Grazie a loro la nostra famiglia è ritornata a vivere in serenità.
GRAZIE DI CUORE!!!
Aprile 2023, Antonio, Angela e il piccolo Mattia